Riflessioni sul Natale:

festa cristiana con radici in tempi remoti, quando gli uomini, costretti a rimanere chiusi nelle loro dimore, a causa delle lunghe notti gelide, riscoprivano se stessi e con il Solstizio d’inverno si riunivano per celebrare la fine delle tenebre e la rinascita della luce.
Era un momento di comunione, di ringraziamento, di entusiasmo per la fine dell’oscurità, si accendevano i fuochi simbolo della luce e del calore che iniziava a tornare sulla Terra. Gli individui si sentivano accomunati nel lasciare alle spalle il buio e nel condividere la gioia e la speranza in un nuovo periodo pieno di potenzialità e opportunità. L’essenza della vita si risvegliava in ogni cuore e lo faceva palpitare di amore e di gratitudine, sentimenti sinceri che venivano scambiati nella semplicità di un gesto, di un umile dono per ricordare un evento importante nella vita delle comunità.
Il tempo e l’evoluzione hanno trasformato e deformato lo spirito che muoveva i rituali dei nostri avi. Il consumismo, l’apparenza, la falsità, la superficialità, hanno fatto dimenticare la vera essenza della festa che è diventata un tradizionale sfoggio di abbondanza, di tavole imbandite, dove spesso l’ipocrisia e la falsità rasserena i volti di chi a malapena si sopporta per il resto dell’anno. I doni scambiati diventano un surrogato di un affetto che nulla ha a che vedere con il cuore e con l’amore e come tali in poco tempo vengono accantonati in un angolo della casa. Il ritorno della luce solare è dimenticato dall’effimero splendore di luminarie e giochi luminosi che destano una momentanea ammirazione e stupore, ma che allontanano dai veri valori e principi della vita.
La visione della festa del Natale viene così distorta dai bisogni umani, al passo con i tempi, di colmare stress, squilibri e frustrazioni, accumulati per una esistenza dominata dalla mancanza di essere se stessi, di esprimere se stessi e le proprie capacità, tutti presi da una spasmodica corsa verso la conquista del denaro, del successo e del potere, che annienta, nel suo avanzare, ogni forma di amore e di solidarietà che un tempo accomunava le comunità.
Poveri, diseredati e tutti coloro che rifiutano modelli di consumismo e apparenza imposti dalla società, vengono emarginati e abbandonati alla loro solitudine, che spesso si trasforma in disperazione, in un mondo dove valori come la solidarietà, l’umiltà e l’amore che incarnano il vero spirito della festa, sono stati messi al bando.

Forse sarebbe il momento opportuno perche l’umanità riscoprisse se stessa, il palpitare del proprio cuore, e sintonizzandosi sui battiti rallentasse il passo e cambiasse il modo di considerare la vita e gli eventi che ne scandiscono i periodi .e i cicli vitali (Wilma)

8 dicembre festa dell’Immacolata Concezione

La festa religiosa è nata l’8 dicembre del 1854 quando papa Pio IX con la bolla “Ineffabilis Deus” affermava l’Immacolata Concezione di Maria.
Un dogma religioso per i credenti secondo il quale la Vergine Maria venne concepita e nacque senza il peccato originale in quanto era destinata a diventare la mamma di Gesù Cristo il figlio di Dio. Secondo il Cristianesimo, tutti gli uomini nascono con il peccato originale, derivato dalla colpa di Adamo ed Eva, che disobbedirono a Dio nel Paradiso terrestre. Solo con il battesimo si pulisce l’anima dal peccato originale.
Con l’8 di dicembre inizia ufficialmente il periodo di preparazione al Natale. Tradizionalmente in questo giorno si fa il presepe, l’albero di Natale e si decora la casa con addobbi natalizi, si visitano i mercatini di Natale tra i più famosi quello di Trento, di Bolzano, di Praga, di Vienna e di Strasburgo.
Si acquistano o si preparano le specialità natalizie tra cui il torrone, il panettone e il pandoro.
Soprattutto nell’Italia Meridionale si accendono falò che oltre ad avere lo scopo di riunire tutta la popolazione intorno al fuoco, simbolicamente hanno il significato di purificare per poi rigenerare la terra e renderla nuovamente fertile. Per tradizione in alcune case, la sera prima della festa si lascia volutamente la tavola apparecchiata per permettere alla Vergine Maria di ristorarsi nella fredda notte. (Wilma)

1 novembre la festa di ognissanti e 2 novembre la commemorazione dei defunti

 

Sono feste cristiane che si fanno risalire ai primi albori del Cristianesimo

. Se ne hanno tracce nel IV secolo ad Antiochia, dove, la domenica successiva alla Pentecoste, si commemoravano tutti i martiri.

La data del 1 di novembre come ricorrenza e festa di ognissanti fu istituita da papa Gregorio VII (731-74 d.C.) e riguarda tutti i santi, non solo quelli santificati ufficialmente dalla Chiesa.
Anche in questa ricorrenza come in altre si possono ravvisare tracce del paganesimo e delle antiche celebrazioni.

Nell’Inghilterra al tempo dei Celti infatti il primo di novembre si celebrava Samahin, una festa, durante la quale le antiche tribu’ celtiche festeggiavano i loro morti, che ritenevano potessero in quel giorno ritornare sulla Terra per far visita ai loro cari e portare protezione.

Samahin nella antica lingua celtica significa “fine dell’estate” ed era la festa che segnava il passaggio dalla luce al buio, dal caldo dell’estate al freddo dell’inverno. In questo giorno si rendeva grazie per i raccolti e ci si preparava alla brutta stagione.

Per i Celti la morte non era intesa come la intendiamo noi e vi era una continuazione tra la vita e la morte. Successivamente la festa di Samahin venne sostituita con la festa di Halloween e la chiesa per tenere separata la celebrazione pagana da quella cristiana istituì il primo novembre, festa di ognissanti e il due novembre: la commemorazione dei morti. Tante sono le celebrazioni e i rituali che vengono fatti in questi giorni che, pur avendo una base comune, si differenziano da luogo a luogo. (Wilma)

LA FESTA DI HALLOWEEN

Ricorre il 31 0ttobre di ogni anno.

E’ una festa nata circa 2000 anni fa ad opera dei Celti che abitavano in Irlanda, essa viene collegata alla festa di Samhain. La parola Samhain significa “fine dell’estate”; infatti in questo periodo i pastori portavano le greggi a valle e i contadini raccoglievano l’ultimo raccolto e con esso finiva il ciclo biologico dell’anno.

Presso la popolazione celtica Samhain in natura segnava la fine della vita e il trionfo della morte. Questa ricorrenza celebrava il cambio di stagione, l’arrivo del freddo e dell’inverno, il passaggio dalla luce alle tenebre, infatti le giornate si accorciano e le notti si allungano. Per questa ragione si credeva che nella notte del 31 ottobre si aprisse una connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

I defunti potevano tornare sulla terra e con essi anche gli spiriti malvagi, i demoni e le streghe, trasformando così Halloween in una festa macabra e piena di orror nella quale creature malefiche si divertono a fare scherzi ai viventi.

In diversi paesi nella notte di Hallowen, parola che significa “notte prima di ognisanti”, viene lasciato del cibo sulla tavola o fuori la porta per i cari defunti e vi è l’usanza di mascherarsi in modo spaventoso per incutere terrore alle creature malvagie e farle allontanare.

Anche questa usanza sembra abbia origini celtiche, in quanto gli antichi celti sacrificavano in questa notte gli animali agli dei, si vestivano con le loro pelli, si annerivano il viso e danzavano intorno ai fuochi per impaurire e scacciare gli spiriti maligni.

La tradizione delle zucche intagliate con all’interno una candela deriva invece dalla storia di Jack O’Lantern, un fabbro dissoluto. Si narra che presosi gioco del diavolo, che voleva prendere la sua anima, sia tornato a casa usando come lanterna una rapa svuotata e con dentro una candela. In seguito, in America la rapa fu sostituita dalla zucca e fu usata per scacciare i demoni e gli spiriti malvagi.

I colori tipici della festa sono il nero e l’arancione. Il nero perchè le streghe solitamente si vestono di nero, dal momento che questo colore neutralizza le energie negative. L’arancione invece è legato alla stagione in cui è predominante basta solo pensare alle foglie e alle zucche.

Molti sono i riti e i festeggiamenti che accompagnano questa festa ancora oggi in gran parte dei paesi.

La tradizione dei bambini mascherati da mostri che girano per le case pronunciando la frase “Dolcetto o scherzetto” deriva invece dal Medioevo quando in Irlanda e in Gran Bretagna i bambini poveri il 2 novembre, festa dei morti, bussavano alla casa dei ricchi per chiedere l’elemosina in cambio di preghiere che avrebbero recitato per i parenti defunti dei proprietari dell’abitazione. (Wilma)