Riflessioni sul crollo della società: considerazioni sui Bambini

IN SINTESI:
Se si vuole cambiare e migliorare la società è necessario ristrutturarne uno dei pilastri:
la famiglia e, in particolar modo, il rapporto Genitori- Figli.
Fondamentale per la rinascita è crescere ed educare i cuccioli a:
“Essere se stessi e a esprimere se stessi”
-in un ambiente pieno di amore, ascolto e attenzione ai bisogni, nel rispetto vicendevole

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Gli individui adulti sono in gran parte il risultato di tutto quello che hanno vissuto e appreso durante l’infanzia, soprattutto nel periodo di gestazione della madre e fino ai 3 anni di età, e successivamente fino ai 7 anni.
In questi anni si formano automatismi che l’inconscio utilizza nella vita quotidiana, spesso senza che la persona stessa ne abbia consapevolezza.
Le informazioni che bambini ricevono diventano reazioni meccaniche come: camminare, nuotare, suonare ecc… e, da grandi, useranno, senza rendersene conto, quegli apprendimenti per vivere e affrontare gli eventi. I bambini piccoli sono spontanei senza vizi e malizia, quando chiedono qualcosa esprimono i loro bisogni e si stressano e si arrabbiano se manca l’ascolto e se si persevera nell’ignorarli
Perdono mancanza di fiducia e autostima in se stessi, perché si ritengono incapaci di comunicare e reagiscono principalmente in 2 modi:
diventano passivi, frustrati, succubi delle situazioni, poiché nessuno li ascolta qualunque cosa facciano, si demoralizzano e perdono la forza e il coraggio di esprimersi
– oppure assumono atteggiamenti ribelli per attirare l’attenzione e urlare tutta la loro disperazione, spesso questi comportamenti sfociano nell’ aggressività, per mascherare la propria debolezza e imporsi sugli altri per farsi ascoltare.
Estremamente importante è l’ambiente in cui vivono, i bimbi sono come delle spugne e assorbono tutto quello che li circonda come esempi e modelli da emulare nella loro vita. Se sono circondati da amore, rispetto, attenzioni, approvazioni e gratificazioni diventeranno ottimisti, fiduciosi nelle proprie capacità, con un alto livello di autostima che permetterà loro di affrontare il percorso dell’esistenza e di risolvere le sfide della vita con forza, determinazione e coraggio. Al contrario se vengono emarginati, rimproverati, disapprovati, trattati senza rispetto, durante tutta la loro esistenza, salvo imprevisti, il vuoto, la solitudine, la frustrazione, la sofferenza saranno i loro compagni di viaggio.
La natura ci fornisce i giusti esempi basta solo osservarli. Le mamme tengono i cuccioli, durante tutta la loro infanzia, sempre con sé e insegnano loro a vivere e li difendono dai pericoli e dai predatori. Vi sono poi animali che vivono in gruppo nei quali tutti gli individui collaborano e assicurano ai piccoli amore, cure, sostentamento e difesa.
Nella nostra società attuale, i comportamenti naturali sono spesso ignorati, il dio denaro, impera su tutto, la tecnologia nega i contatti affettivi, la scalata sociale per un genitore diventa più importante della vita dello stesso figlio. Molti, troppi bambini sono “scaricati” in strutture, fin dalla più tenera età, perché colpevoli di sottrarre tempo prezioso agli adulti che devono lavorare e fare egoisticamente la propria vita, senza essere appesantiti da fardelli acquisiti. Il figlio è uno “status symbol” della famiglia più che un dono d’amore; una volta ottenuto, i suoi bisogni, le sue esigenze e i suoi sentimenti vengono ignorati, soprattutto quando sono in contrasto con quelli degli adulti che li hanno generati.
Basta solo vedere con quanta indifferenza vengono cresciuti. Il cellulare ha sicuramente più importanza di un figlio, meglio armeggiare col telefono piuttosto che giocare o ascoltare il bambino che si ha al fianco. E poi che dire di tv, telefonini e quanto altro possa occupare le attenzioni del bimbo, sono sicuramente baby-sitter adatte a far sì che i genitori manchino di essere infastiditi. Strutture, asili, scuole, palestre, ludoteche, animazione e ogni altro ambiente idoneo a tenere impegnati i piccoli diventa basilare nella educazione fin dalla più tenera età. Che importa se il cucciolo piange, cerca la mamma? Deve abituarsi perché la società vuole cosi, perché lo fanno tutti, e con la frase “deve imparare a socializzare e a stare in comunità” viene azzerato anche il minimo senso di colpa qualora ci sia.
Ovviamente questo è un risultato molto apprezzabile, raggiunto dai creatori di una società che vuole distruggere, a proprio vantaggio, le sue fondamenta, di cui la famiglia è l’asse portante. Si ottiene così il controllo su generazioni di individui deboli, sottomessi, che seguono modelli, e che vivono in un costante stato di vuoto interiore, mancanza di affetto, debolezza, sfiducia in se e negli altri, solitudine, frustrazione, emarginazione e paura. Purtroppo, il circolo vizioso aumenta di generazione in generazione, perché, difficilmente, chi è stato privato nell’infanzia, dell’amore, del rispetto, della considerazione, dell’attenzione può, divenuto adulto, cambiare i modelli di vita appresi. E dire che basterebbe molto poco per trasformare e migliorare l’attuale società che annulla, opprime e controlla.
Le persone, dovrebbero solo mutare il rapporto genitori-figli, e basarlo sull’amore e il rispetto, cercando di aiutare i cuccioli a essere se stessi e a esprimere se stessi, piuttosto che “Bambini buoni e ubbidienti a norme e modelli imposti dall’alto ”.
In questo modo la famiglia tornerebbe a essere l’asse portante e solido di un nuovo modo di vivere più soddisfacente e gratificante per tutti nel quale esprimere le proprie capacità e sviluppare le proprie potenzialità a vantaggio di se stessi e di tutta la comunità.
Quello al quale si dovrebbe puntare è rispolverare i veri valori della vita, senza tornare al passato, vecchio e obsoleto, ma prendendo consapevolezza dell’evoluzione e dei relativi nuovi bisogni e cambiamenti avvenuti, cosi da essere se stessi e creatori della realtà individuale e collettiva, avvantaggiandosi e utilizzando scoperte e innovazioni, come  artefici protagonisti, piuttosto che come schiavi passivi, oppressi e asserviti. (Vilma)

 

Un po’ di chiarezza su: Amore, Egoismo

In questo periodo esiste una gran confusione riguardo ai valori basilari della vita e spesso si scambiano i sentimenti e i modi di essere gli uni con gli altri generando incomprensioni, contrasti, irritazione, rabbia e sofferenza

Vediamo di fare un po’ di chiarezza. per cercare di comprendere e di distinguere l’assenza dall’apparenza ed evitare di considerare l’apparenza ingannevole il motore di determinati comportamenti e azioni.

Amore, ne ho già trattato in un precedente articolo, è un dono che si fa spontaneamente e che gratifica se stesso, ragione per cui chi lo fa agisce in modo disinteressato e senza secondi fini e senza pretendere niente, Che cosa ne faccia l’oggetto del dono, di quello che ha avuto, spetta a chi lo riceve,e alla sua coscienza ed è ininfluente sull’azione del donare. Un semplice esempio per capire meglio: dono un giocattolo a un bambino, lo faccio perchè mi fa piacere e mi fa sentire bene, nel cercarlo comperarlo e regalarlo impegno con gioia il mio tempo, la mia mente e il mio cuore, sono soddisfatta nel regalarlo e per me il discorso finisce. Cosa ne faccia il bimbo del mio dono  non incide sulla mia gratificazione e sulle emozioni che ne scaturiscono,riguarda solo ed esclusivamente il bambino. La prima persona da amare è la piu’ importante della propria vita: cioè se stessi. Nessuno può amarci come noi stessi e si interessa  e ci resta sempre accanto sempre e in ogni circostanza come noi stessi. Premesso questo quando  ci si ama, ci si accetta per quello che si è, si è soddisfatti di se stessi, e, soprattutto, si rispetta se stessi e si sceglie di seguire ciò che è il bene per se stessi. Questa considerazione dell’amore di se stessi è una difesa, perche’ permette di riconoscere la mancanza di accettazione e di rispetto da parte degli altri, e  favorisce l’allontanamento di chi, apparentemente e subdolamente, cerca di approfittare delle situazioni e dei sentimenti per ottenere interesse e sfruttamento identificandoli con l’amore.

Egoismo, va nettamente distinto dall’amore, si persegue nel momento in cui si pretende dagli altri quello che si potrebbe ottenere da se stessi, ma che si evita di fare per diversi motivi: comodità, interesse, incapacità, mancanza di volonta, pigrizia, sfruttamento ecc… e si aspetta che lo facciano gli altri. L’egoista usa molti modi per convincere la sua vittima,  dalla semplice convinzione, al ricatto,  fino all’oppressione e all’imposizione vera e propria, soprattutto quando si incontra resistenza. Molti sono i mezzi e i modi con i quali l’egoista agisce dai piu’ subdoli e nascosti ai piu’ apparenti e manifesti. Raggira la vittima chiedendo solidarità’, compassione, facendo leva su emozioni e sentimenti strappalacrime, fini umanitari, utilizza ricatti affettivi, sensi di colpa e molto spesso crea il vuoto intorno alla persona da colpire in modo che si senta sola e isolata, colpevole, perda la fiducia e la stima in se stessa, e si affidi totalmente al suo aguzzino.

L’amore lascia la libertà, l‘egoismo invece sottomette, crea  legami e dipendenze.

.L’amore si riconosce perchè è gioia, soddisfazione, gratificazione.

L’egoismo è frustrazione, sofferenza, privazione, sacrificio,

Chi ama lo fa spontaneamente e senza necessità di apparenza e pubblicità, l’egoismo invece si fonda sul rimarcare gli atteggiamenti compiuti dalla persona che lo esercita.

Quando si sente dire: “Ho fatto tanto per te, non mi aspettavo il tuo comportamento!oppure dovresti essere riconoscente ecc..”   L’intento delle azioni è l’egoismo. Chi agisce per amore evita qualsiasi ricatto e la generazione di sensi di colpa.

il pretendere di fare qualcosa per gli altri mascherandolo  con l’amore e la solidarietà,  è solo una giustificazione per costringere le persone a compiere azioni contro il proprio volere e che avrebbero evitato di fare.

Il proprio prossimo si aiuta amando se stessi, essendo sereni, soddisfatti e in pace, solo in questo modo si può riflettere intorno a se positività e agire di conseguenza coinvolgendo chi ci sta intorno.!

il sacrificio implica sofferenza e frustrazione che, alla fine,  è quello che si dona agli altri se non si sta bene con se stessi.

Smettiamo di chiedere solidarietà, compassione e amore dagli altri, cominciamo ad agire responsabilmente e consapevolmente per ottenere quello che ci manca da noi stessi, solo in questo modo potremo fare un atto d’amore donandolo agli altri. Chi ha dentro l’amore puo’ donarlo, chi è vuoto lo pretende dagli altri, ma come puo’ pretendere che gli altri si prendano cura di lui, quando lui stesso è incapace di farlo?

Diffidiamo di tutti coloro che chiedono sacrifici in nome di compassione, solidarietà, bene altrui, sono mossi da interessi egoistici e di sfruttamento.

Smettiamo di soffrire per chi è mosso da egoismo mascherato da amore, allontaniamolo dalla nostra vita e circondiamoci solo di persone che ci rispettano, ci accettano per quello che siamo, senza chiedere nulla in cambio, ma solo donando amore.  (Wilma)