Due generazioni a confronto

Vivere in periodi di grandi cambiamenti inevitabilmente porta a fare osservazioni, riflessioni, confronti.

Mi sono chiesta perchè esiste una grande differenza tra i ragazzi del 1968/69 e quelli attuali. L’evoluzione  dei tempi, la ricerca e le scoperte scientifico-tecnologiche avrebbero dovuto migliorare le generazioni e invece è come se l’entusiasmo e la spensieratezza dei giovani del secolo scorso si fossero spenti con il trascorrere degli anni.

La stessa vitalità giovanile, oggi, risulta diminuita e in certi casi addirittura annullata, defluendo in una noia di  vivere  che rende i giovani abulici e passivi invece di attivi, determinati e decisi a creare e realizzare la propria realtà come avveniva nei tempi passati.

Negli anni di mezzo del secolo scorso popolazioni appena uscite dalle distruzioni e dalla tragedia delle guerre avevano una forte spinta alla ricostruzione e alla rinascita individuale e sociale. Alla maggior parte delle persone mancava tutto, ma erano sorridenti e pronti a rimboccarsi le maniche, impegnarsi e lavorare per migliorare la propria esistenza.

Ai giovani bastava poco per essere allegri e sorridere insieme ai propri coetanei mettendo da parte i pensieri e le preoccupazioni. L’educazione dei genitori era solitamente rigida, minimo lo spazio da dedicare al divertimento, pochi i locali e a mezzanotte tutto chiuso, il giorno dopo si lavorava.

Una gita fuori porta, un fughino da scuola, un gelato alla baracchina con gli amici, una festa privata in casa di ragazzi con dei genitori piu’ permissivi, ma attenti e presenti nella stanza accanto, era motivo di gioia.

I sentimenti erano veri e facevano palpitare i cuori. Le persone se stesse, senza troppi fronzoli e firme perchè a volte mancavano i soldi anche per comperare il minimo per sopravvivere, eppure spensieratezza, entusiasmo e allegria erano ovunque.

Quei giovani volevano la libertà da condizionamenti, retaggi tradizionali e culturali, schemi sociali e imposizioni di potere. Essi si ribellavano con tutta la forza della loro gioventu’, delle loro idee e dei loro convincimenti. Sapevano argomentare le loro motivazioni e contrastare tutto quello che ritenevano oppressione e ingiustizia. Quei giovani erano semplici,. agivano di istinto, ma facevano paura. Quel timore era generato dalla capacità che avevano di convincere gli individui alla loro causa, dall’entusiasmo che li accomunava, dal saper trovare tematiche che contrastavano le ingiustizie di una mentalità obsoleta. Per ottenere giustizia erano disposti a tutto e lottavano senza timore, ricatti, costrizioni, invece di sottometterli, li sfidavano a portare avanti con sempre maggiore forza e coraggio la propria lotta. Avevano una tempra forgiata dalla nascita con l’abitudine a provvedere a se stessi utilizzando le proprie capacità, e una scuola che privilegiava la costruzione del pensiero critico, abituava a pensare, a ragionare a trovare le soluzioni ai problemi a chiedersi il perchè di quello che accadeva. Ognuno si dava da fare come poteva e si impegnava per provvedere a se stesso e alle proprie necessità spendendo il meno possibile, visto che i soldi erano veramente pochi. I giochi per i piccoli, gli attrezzi di lavoro, i vestiti, i cibi venivano preparati e lavorati autonomamente, con impegno e passione. Il consumismo era pressocchè sconosciuto.

Quei giovani erano una forza scomoda per il potere perchè sarebbero stati in grado di sovvertire l’ordine costituito, in quei ragazzi doveva essere spenta la forza vitale, la capacità di pensare autonomamente e criticamente, doveva essere fiaccato l’entusiasmo, il coraggio, la forza, l’impegno, la determinazione per essere se stessi e per portare avanti le proprie idee di libertà e di giustizia.

Quella generazione andava distrutta e sostituita con individui deboli, incapaci di pensare,  condizionabili, facilmente terrorizzabili. Persone per le quali l’apparenza prevale sull’essenza. Essere se stessi diventa una handicap quando impedisce di adeguarsi ai modelli imposti, al di fuori dei quali esiste solo l’emarginazione e la solitudine di una società che abbandona chi disubbidisce agli schemi. Apparire, avere successo, essere ammirati per quello che si mostra e si possiede. Pensare diventa un tormento da evitare perchè destabilizza, preoccupa, riempie di ansia meglio sostituire con qualcosa che offusca la mente: divertimento estremo, alcool, droga, vestiti firmati e cellulari e compiuter all’ultimo grido. Lavorare per provvedere a se stessi superfluo, quando si ha la possibilità di farlo fare a robot che puliscono, cucinano, leggono, obbediscono e via dicendo, che importa se attraverso questi automi si viene completamente e in continuazione tenuti sotto controllo. Lavorare fa faticare meglio stare sul divano con il cellulare o il compiuter ultimo modello a giocherellare, ipnotizzati dai mass media e dalle loro attività. La scuola una fabbrica di modelli a cui adeguarsi assolutamente senza pensare, vietato essere se stessi, si viene immediatamente bullizzati e allontanati dal gruppo e, la solitudine, per chi ha il vuoto dentro, fa paura, tanta paura. I veri valori vengono sempre piu’ sostituiti da caratteristiche diverse e contrarie alle certezze che hanno identificato l’umanità per secoli costituendone le basi del sociale. La famiglia: scardinata, le interazioni tra persone stravolte, l’apparenza e la capacità di adattarsi a modelli l’unico modo possibile di vivere. Un passivo adattarsi dunque a schemi che disgregano la personalità e la capacità di ribellarsi e di rivendicare libertà, un continuo rifiutare responsabilità per migliorare la propria vita sostituite da uno zittire la propria coscienza incolpando altri o altro della propria condizione. Un egoismo dilagante con il quale si pretende dagli altri quello che invece dovrebbe essere richiesto a se stessi. Un impegno e un dovere ad esistere sotituito dal diritto di volere che altri risolvano i propri problemi dando per scontato che tutto è dovuto.

Nell’ultimo mezzo secolo il potere ha lavorato, subdolamente e nel sommerso, in ogni settore della vita per scardinare gli equilibri e cercare di creare automi, deboli, passivi, perfettamente controllabili e pronti ad essere schiavizzati e oppressi.

Chi muove le fila del comando ha fatto vedere la carota che faceva brillare gli occhi dei più e li convinceva delle buone intenzioni di chi li guidava, al quale veniva concessa completa fiducia, in cambio di una continua distrazione dai veri intenti e dagli scopi prefissati verso i quali veniva spinta l’umanità.

Quello che sta accandendo e l’esito finale sembra ormai scontato, tuttavia la vita insegna che nulla è scontato tutto cambia spesso improvvisamente e inaspettatamente per ristabilire gli equilibri che erano stati squilibrati.

L’energia vitale è una forza immensa e inesauribile sicuramente saprà riconquistare le giovani generazioni e spingerle verso la crescita e l’evoluzione alla ricerca del benessere e dell’armonia. Nulla avviene a caso e tutto concorre a riportare l’armonia.  (Wilma)

 

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